MAGGIO FEST Maggio italiano – Cinema d’autore 2011

CINEMA
Maggio italiano – Cinema d’autore
 
6 maggio 2011 Multisala Smeraldo
Personale di Andrea Molaioli
La XX edizione di Maggio Fest dedica la Personale di Maggio Italiano a Andrea Molaioli.
6 maggio 2011 Multisala Smeraldo Verranno presentati due suoi film



  
LA RAGAZZA DEL LAGO (Italia, 2007) 6 maggio Multisala Smeraldo 17,30
ILGIOIELLINO  (Italia/Francia, 2011)    6 maggio    Multisala Smeraldo 21,15
Il regista sarà presente alla proiezione del suo ultimo film Il Gioiellino introdotto dal critico Leonardo Persia.

ANDREA MOLAIOLI
Scheda bio-filmografica
 Andrea Molaioli (Roma, 1967) ha iniziato a lavorare nel cinema nel 1988, prima come assistente alla regia e poi come aiuto regista, lavorando con alcuni tra i più importanti registi italiani. Tra essi, Carlo Mazzacurati, Daniele Luchetti, Pasquale Pozzessere, Mimmo Calopresti, Leone Pompucci, Giovanna Gagliardo, Marco Risi. Proficua la collaborazione con Nanni Moretti, per il quale è stato aiuto regista in Palombella rossa (1989), Caro diario (1993), Aprile (1998). In relazione a quest’ultimo film, dove interpreta se stesso, realizzerà pure lo speciale televisivo Diario d’aprile e, nell’ambito del progetto collettivo morettiano I diari della Sacher (2001), firma Bandiera rossa e borsa nera, basato sul diario di guerra della tredicenne Gloria Chilanti, figlia di genitori impegnati nella Resistenza, nella Roma del 1944, occupata e ridotta alla fame. Tali collaborazioni lo inquadrano già come cineasta con il gusto dell’impegno, profilato però da una forma meno scontata, più sottile, ironica quanto caustica, aperta persino a contaminazioni di genere, che si ritrova completamente nel lungometraggio d’esordio, La ragazza del lago. Il film, scritto dal regista insieme a Sandro Petraglia, sulla base del romanzo della norvegese Karin Fossum Lo sguardo di uno sconosciuto, si rifà a codici narrativi di genere ben precisi, con lo scopo però di uscire dai cliché abituali del filone per indagare sugli aspetti emotivi dei personaggi, sullo sfondo decisamente notevole di un’ambientazione friulana. Come dichiara lo stesso autore, «C’è un poliziotto che indaga e vive problemi personali che sono lo specchio delle vicende sulle quali indagherà nel dipanarsi della storia verso la soluzione dell’enigma, che è il ritrovamento del corpo senza vita di una ragazza». Il film risulta quindi, più che un giallo (ai cui codici narrativi comunque appartiene), uno sconsolato reperto sull’Italia di oggi, sulla provincia omologata tanto a nord quanto a sud. Nel Friuli rinato dalle macerie dei terremoti, tipici dei terreni carsici, restano sepolti i tanti personaggi, ugualmente colpevoli e ugualmente innocenti, personaggi che hanno una qualche mancanza, a cui è accaduto qualcosa che impedisce loro di essere pienamente. Il regista lavora di sottrazione, eliminando i dati di cronaca e tutto quello che avrebbe reso scabrosa la vicenda. Alla fine rimane la storia di un dolore insopportabile, formalizzato nelle convenzioni narrative e stilistiche del genere. Più il film si avvicina alle dinamiche profonde ed eterne dei rapporti umani, più riesce a fissare lo sfondo, la copertura, il dato quotidiano. L’opera, presentata alla XX Settimana Internazionale della Critica a Venezia, ha ricevuto dal Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici il premio ISVEMA 2007 mentre il protagonista Toni Servillo è stato invece insignito del premio Francesco Pasinetti. Il film, con i suoi autori e interpreti, è stato anche protagonista dell'edizione 2008 del premio David di Donatello vincendo 10 statuette tra cui quella per il miglior regista e il miglior regista esordiente per lo stesso Andrea Molaioli.
Con il secondo film, Il gioiellino (2011), ispirato al caso Parmalat, Molaioli si è trasferito in Piemonte, da dove ha continuato a guardare la provincia italiana come singola metafora di una società italiana viziata e sofferente. Se La ragazza del lago avviava un’indagine introspettiva a partire da un corpo senza vita annegato e poi abbandonato sulla riva, il nuovo lavoro si concentra su una corporation affogata dai debiti e poi costretta alla bancarotta. In entrambe le pellicole, al centro della vicenda c’è un Toni Servillo gelidamente coinvolto. Un attore perfettamente intonato alle atmosfere “in togliere”, minimalizzate eppure collettive, dei due film che, da soli, hanno imposto sulla scena del nuovo cinema italiano il nome di Andrea Molaioli.
LA RAGAZZA DEL LAGO (Italia, 2007)
sc: Andrea Molaioli, Sandro Petraglia – fot: Ramiro Civita – mo: Giogiò Franchini – mus: Theo Teardo – prod: Indigo Film – distr: Medusa
Interpreti: Valeria Golino, Toni Servillo, Omero Antonutti, Sara D’Amato, Anna Bonaiuto, Fausto Maria Sciarappa, Fabrizio Gifuni, Nello Mascia, Marco Baiani, Giulia Michelini, Denis Fasolo – Durata: 95 minuti
 
Sinossi: Un tranquillo paese del nord Italia, sperduto tra le montagne, è scosso dal ritrovamento del cadavere di una ragazza, abbandonata nuda sulle rive del lago, assassinata forse dalla mano gentile di un conoscente più che dall'atto brutale di un estraneo. Scoprire il male che si nasconde all'interno della comunità stessa è il compito del commissario Sanzio (Toni Servillo), nuovo della zona, che nel corso dell'indagine porterà a galla altre tristi verità.
Sulla misteriosa morte di Anna, studentessa e giocatrice di hockey, indaga quindi, il commissario Giovanni Sanzio, padre ruvido e introverso di Francesca (Giulia Michelini). Procedendo in un'indagine investigativa ed esistenziale scoverà l'assassino e attribuirà il giusto senso alla sua vita, finora in perenne disordine esistenziale.
 
Rassegna Stampa
 
“Un film e Toni Servillo. L'impressione è che la presenza e il lavoro del migliore attore italiano del momento assomiglino a quelle del sole in una giornata d'estate. Dall'amniotico buio della sala dapprima sorgono i chiarori dell'alba, sfumati, ma già tersi in cui appaiono i caratteri del personaggio assieme al profilo degli sfondi. Poi si fa strada una luce più vivida, abbagliante che riempie lo schermo, nutre la suspense e rassicura il viaggio dello spettatore. Infine arriva il crepuscolo, che protegge i soprassalti della mente e del cuore, mantiene vivo il calore della messinscena e riporta nell'ombra il tormento e l'estasi dell'incarnazione.” (Valerio Caprara, Il Mattino)
 
“Là dove giace il corpo nudo di una bella ragazza senza vita, sulla tranquilla riva del lago carnico del titolo, non ci sono riflettori tv e flash dei fotografi ad illuminare la scena del delitto. Il rischio, addirittura, è che non si faccia nemmeno caso alle impronte da rilevare lasciate per terra. Pare un altro mondo, quest'Italia di provincia descritta da Sandro Petraglia e finita sotto la lente d'ingrandimento dalla macchina da presa di Andrea Molaioli. Il ritmo dell'agire di abitanti, presunti assassini, funzionari di polizia è qualcosa di metafisico che si spalma e scioglie sulle pareti del quadro come in un dipinto di Dalì.” (Davide Turrini, Liberazione)
 
“Bella ragazza nuda trovata cadavere di fronte al lago. Sospiro di sollievo: «che fortuna che è morta lei». Ma non sarà facile trovare assassino e movente, nonostante l'eccentrica professionalità degli inquirenti. Tutti possono essere colpevoli: il fidanzato pelandrone, il padre inquietante, il fidanzato segreto, da buon borghese troppo sospetto (Fabrizio Gifuni), l'ex moglie gelosa del fidanzato segreto, che è Valeria Golino e sa verniciare sguardi e gesti di tali ambiguissimi strati..., lo scemo del villaggio che «non ha mai fatto male neanche a un coniglio», anzi «spancerebbe chiunque lo toccasse, quel coniglio», e soprattutto il suo rude padre padrone, Omero Antonutti, più selvatico che mai.” (Roberto Silvestri, Il Manifesto)
 
 
IL GIOIELLINO (Italia/Francia, 2011)
 
Sc: Andrea Molaioli, Ludovica Rampoldi, Gabriele Romagnoli – fot: Luca Bigazzi – mo: Giogiò Franchini – mus: Theo Teardo – prod: Indigo Film – distr: Bim
Interpreti: Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felbermaum, Fausto Maria Sciarappa, Lino Guanciale, Vanessa Compagnucci, Lisa Galantini, Renato Carpentieri, Gianna Paola Scaffidi – Dur: 110 minuti
 
Sinossi: La Leda è una delle maggiori aziende agro-alimentari del Paese: ramificata nei cinque continenti, quotata in Borsa, in continua espansione verso nuovi mercati e nuovi settori. Quello che si dice un gioiellino. Il suo fondatore, Amanzio Rastelli, padre padrone dell'azienda, ha messo ai posti di comando i suoi parenti più stretti: il figlio, la nipote, più alcuni manager di provata fiducia - malgrado i loro studi si fermino al diploma in ragioneria. Un management inadeguato ad affrontare le sfide che il mercato richiede a Leda. E infatti il gruppo s'indebita. Sempre di più. Non basta falsificare i bilanci, gonfiare le vendite, chiedere appoggio ai politici, accollare il rischio sui risparmiatori attraverso operazioni di finanza creativa sempre più ardite. La voragine è diventata troppo grande e si prepara a inghiottire tutto.
 
Rassegna Stampa
 
“Anche se nel film di Andrea Molaioli (per ragioni piuttosto ovvie, non ultima la libertà narrativa degli ideatori: con il regista, Ludovica Rampoldi e Gabriele Romagnoli) i nomi sono inventati e inventato è un marchio di latte e di prodotti alimentari inclusi loghi e campagne pubblicitarie, risulta evidente il riferimento a Parmalat, al suo patron Calisto Tanzi, a tanti altri personaggi reali - del suo entourage aziendale e familiare, della finanza, della politica - di una storia a tutti nota a partire dal 2003-2004, quando fu scoperto il baratro.” (Paolo D’Agostini, La Repubblica)
 
“«Possiate morire di morte lenta e dolorosa, voi e i vostri cari». Lo dice con cattiveria impassibile il ragioniere Botta, portato via dalla finanza mentre si consuma il crac annunciato dell’azienda «familiare» che però non ha rinunciato a entrare nei giochi (sporchi) della finanza globale. E mentre l’oscuro ragioniere fissa qualcosa dalle sbarre del cellulare, gli altri si affannano inutilmente a cancellare le prove delle truffe spaccando i computer e gettando le carte nel fiume ... Siamo in una non precisata provincia italiana, ma in quelle strade ordinate, e nei sorrisi borghesi di riverenza, messa e paste della domenica, riconosciamo la Parma di Calisto Tanzi, come nel crollo della Leda, società di latte e prodotti alimentari, quello che nel 2003 ha travolto la Parmalat, e soprattutto i risparmiatori che avevano investito in borsa sui titoli della società.” (Cristina Piccino, Il Manifesto)
 
“«I soldi non ci sono? Inventiamoceli». Lo dice Toni Servillo quando il suo personaggio, direttore finanziario di un’azienda alimentare in sofferenza, l’incammina alla bancarotta fraudolenta. Accade nel Gioiellino, film di Andrea Molaioli, da oggi nella sale italiane. Riferimenti a persone in carne e ossa e a fatti realmente accaduti - il caso Parmalat - non sono casuali. Non è una novità, il cinema - come la narrativa -riproduce la realtà specie quando nega di farlo. La novità è che Molaioli resta ad alti livelli anche dopo La ragazza del lago, che l’aveva rivelato, e si sa che l’opera seconda è sempre più difficile dell’opera prima.” (Enrico Marletti, Il Secolo d’Italia)
 
“Un film italiano di seria qualità. Come quelli che realizzavano Francesco Rosi e Elio Petri negli anni d'oro del nostro cinema civile. L'ha diretto, anche scrivendolo, Andrea Molaioli che ha trionfalmente esordito qualche anno fa con "La ragazza del lago", lodato dalla critica, festeggiato dal pubblico, fatto segno a premi di sicuro prestigio. Oggi si fa ispirare, neanche molto in filigrana, da quel crac Parmalat che ha lasciato dietro di sé veri e propri disastri ai danni di una moltitudine di risparmiatori.” (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)
04/05/2011 17:19

COMMENTI

  • Hetholf

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